Continuare a coltivare rapporti sociali: aiutare gli anziani del territorio a vincere la solitudine durante il lockdown

È giunto, nella nostra quotidianità, come un fulmine a ciel sereno, il periodo di lockdown. Da marzo, tutta l’Italia si è, per così dire, fermata nel tentativo di spianare il meno possibile la strada al Covid-19.
Per il progetto “Incontriamoci a casa” finanziato da Fondazione Cariplo, nato nel 2018 nei territori dei Comuni di Vergiate, Sesto Calende e Angera che promuove forme “leggere” di sostegno e supporto per anziani soli o in difficoltà, attraverso la riscoperta e la valorizzazione delle relazioni di buon vicinato, il lockdown ha in realtà sortito l’effetto contrario: nulla si è fermato, si è infatti attivato una sorta di motore di idee per non lasciare soli gli anziani. Infatti, agli anziani del territorio che vivono soli, il progetto offre l’opportunità di avere “un buon vicino”, “un amico”, “un nipote” in più, che possa aiutarli in una serie di semplici mansioni ed esigenze quotidiane: fare la spesa, leggere una bolletta, andare al cinema insieme, ritirare esami medici, trascorrere del tempo insieme a casa condividendo passioni, come la lettura, il gioco alle carte o il racconto di esperienze vissute.
Il lockdown ha chiaramente fin da subito impedito il mantenimento di questa attività da parte dei volontari, costretti, come tutti noi, a non lasciare il proprio domicilio ed, improvvisamente, ha rischiato di lasciare nella piena solitudine gli anziani, concittadini da tutelare in termini di rischio legato al nuovo virus, ma spesso senza compagnia e relazioni. “Non possiamo fermarci”, questo è stato il motto che ha ispirato gli operatori di progetto e i volontari stessi durante i mesi da marzo in poi. Le persone anziane che venivano seguite nelle proprie case fino a quel momento, continuavano a manifestare il bisogno di compagnia, relazione, affetto che avevano ricevuto grazie ai volontari.
Telefonate, videochiamate e messaggi hanno fin da subito riempito le giornate degli operatori e dei volontari per condividere idee e attività possibili da svolgere durante le chiusura del nostro Paese. Ne sono emersi un grande senso civico e responsabilità sociale; per non lasciare soli gli anziani e le anziane, cosa c’era di meglio se non utilizzare le tecnologia? I volontari si sono quindi organizzati per rimanere in contatto con gli anziani attraverso telefonate “classiche”, ma anche con videochiamate su WhatsApp per coloro che si sono dimostrati maggiormente al passo coi tempi! Così, Maria Teresa ha potuto di nuovo incontrare in video Anita, donna legata alla sua terra nativa al di là dell’Adriatico e che ama raccontare la sua infanzia e Lorella ha tenuto compagnia a Laura, alla quale è sempre piaciuto chiacchierare e condividere ricordi e sensazioni.
Ne sono scaturiti un forte spirito di adattamento da parte degli anziani, i quali hanno dimostrato ancora una volta come l’essere umano sia in grado di lasciarsi, per così dire, plasmare dagli eventi e l’importanza della relazione vera, autentica, che comporta una presenza fisica, parlando non solo con il linguaggio ma anche con gli occhi, le espressioni del viso e i movimenti del corpo. Quest’ultima parte, fondamentale da sempre per l’uomo, è inevitabilmente rimasta in secondo piano durante questo periodo di chiacchierate tramite la cornetta del telefono.
Anche per questo motivo, nel mese di maggio, quando è tornato possibile uscire dal proprio domicilio, si è sperimentato il tornare a vedersi di persona, con le dovute distanze! Infatti, qualche volontaria si è recata al cancello della casa dell’anziana, che l’aspettava dal balcone, felice di poter rivedere “dal vivo” l’amica, la vicina conosciuta grazie al progetto! Per tutti gli anziani coinvolti e i volontari, il contatto con messaggio, chiamate o videochiamate, ha permesso di mantenere viva e attiva la relazione coltivata nei mesi precedenti, di trascorrere una mezz’ora alternativa alla routine quotidiana già stravolta dalla chiusura totale e di tenere alta la speranza che tutto sarebbe andato per il meglio!
Soprattutto sono state prevenute forme di estrema solitudine, in particolare per coloro che erano già costretti nella propria abitazione a causa di qualche patologia, e che nel volontario hanno scoperto un vero aiuto amicale, non dovuto, che li ha fatti risentire parte del tessuto sociale e della cittadinanza. L’allontanamento sociale ha anche stimolato in molti anziani e anziane del territorio un bisogno di nuova socialità, sia al domicilio sia nei contesti sociali. Così, nonostante la paura legata al Covid-19, molti di loro sono tornati a godersi passeggiate fuori casa, ad incontrarsi nei centri aggregativi comunali (rigorosamente all’aperto!) o a fare le commissioni in autonomia, favorendo un continuo allenamento fisico e relazionale.
Alessandra Martinetti – Vedogiovane SCS, partner di progetto
Pubblicato il 9 Ottobre 2020